15 FEBBRAIO 1898, Nascita di un mito.

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IL CARTERACCIO -The Original-
view post Posted on 17/8/2005, 00:21




Nel rione Sanità, a Napoli, al n. 107 di via Santa Maria Antesaecula nasce Antonio De Curtis.
E’ il 15 febbraio 1898.
La casa nativa di Antonio Clemente, poi De Curtis… Totò.

All'anagrafe viene registrato col cognome della madre, Anna Clemente, nubile.
Il padre naturale era Giuseppe De Curtis, figlio di un nobile decaduto, un marchese che non aveva mai gradito, e per questo si era sempre opposto, a ché Giuseppe (senza lavoro e da lui dipendente) convogliasse a nozze con Anna, la bella popolana.

Totò "cresce nella strada", tra i vicoletti scoscesi di Napoli, di gran lungo preferiti ai banchi di scuola, ed era già conosciuto col nome che poi divenne quello d’arte.
Terminato il ciclo delle elementari, è "chiuso" in un collegio. È qui che un insegnante, boxando scherzosamente con lui gli procura la deviazione del setto nasale. La parentesi del collegio, voluto dalla madre perché si allontanasse dalle distrazioni, non produce frutti maturi… senza neppure aver conseguito la licenza ginnasiale, Totò si dedica a piccoli lavori, e intanto si avvicina al mondo del teatro… come semplice spettatore, ma tanto basta per essere affascinato da quell’arte, in particolare da alcuni personaggi comici, che si cimenta ad imitare.

Verso la fine del 1913, il suo debutto, che avviene in uno dei piccoli teatri di Napoli.
Il nome d’arte che sceglie è il suo cognome un po’ "storpiato": Clerment.
1915, è la prima guerra mondiale, e Totò parte volontario, destinazione il Reggimento di Fanteria di Livorno.
La paura però è forte, e per rendersi utile in ogni modo, senza dover mostrare il panico, finge un malessere alle coronarie. E’ allora stanziato nelle retrovie, per compiti meno pericolosi e gravosi.
E’ proprio durante il servizio militare che Totò, per le vessazioni ricevute da un superiore, partorisce la famosa frase "Siamo uomini, o caporali?".

Al termine della guerra torna al teatro. Il gruppo d’amici che più frequenta vede le presenze di Cesare Bixio, e dei fratelli Eduardo e Peppino De Filippo.
Totò percorre questa strada con impegno e passione, acquisendo una buona notorietà.
Nel 1928 Totò (Antonio Clemente), diventa Antonio De Curtis.
Il marchesino Giuseppe, suo padre, aveva intrapreso l’attività d’agente teatrale, e quindi si era reso economicamente indipendente dalla famiglia. Si riavvicinò quindi ad Anna, e nel 1921, alla morte del marchese padre, la sposò.
Qualche anno dopo riconobbe in Totò il figlio naturale, che assunse quindi il suo cognome divenendo, appunto, Antonio De Curtis (1928).

Anna Clemente, Giuseppe De Curtis e Antonio figlio, scelgono di trasferirsi a Roma, dove la vita di Totò vede una modifica radicale e determinante.
Tra i vari teatri romani che frequenta, lo Jovinelli porta anche a lui gran fortuna.
Diventa un attore di primo piano, e le tournée si susseguono una dietro l’altra senza sosta. Quasi tutti i palcoscenici dei teatri Italiani vedono Totò come protagonista.
Gli anni delle tasche al verde sono finalmente un ricordo. Il suo personaggio è ormai consolidato: la marionetta disarticolata, con la bombetta, col tight fuori misura, con le scarpe basse e calze colorate… figure che conserverà per tutta la vita.

A Totò piacciono molto le donne, che per lui stravedono. Il divano in camerino non manca mai! Per gli ospiti… anzi, per le ospiti è "d’uopo", fino a quando, il 3 marzo 1930, una bella donna, Liliana Castagnola, famosa cantante di café-chantant dal malinconico e tragico destino, entra nella sua vita.
Una maliarda, ma che di lui s’innamora follemente, tanto che la notte del 3 dicembre del 1931, al rifiuto di Totò di fare compagnia insieme, convinta che volesse abbandonarla, si uccideva ingerendo una quantità di barbiturici.
Pur senza colpa volontaria, ma colto da rimorsi, Totò dispone che Liliana sia sepolta nella tomba di famiglia dei De Curtis.
Qualche anno dopo, per onorarne la memoria, decide di imporre il nome di lei a sua figlia, Liliana De Curtis, nata nel 1933 da Diana Bandini Lucchesi Rogliani, che aveva conosciuto Totò quando era in tournée a Firenze. Lei, appena sedicenne, se ne innamorò, e pur di seguirlo fuggì da casa. Fu una relazione felice, e tre anni dopo, nel 1935, si sposarono.

La gelosia però è in agguato, e le vicissitudini portano Totò a chiedere l'annullamento del matrimonio (in Ungheria, ratificato poi in Italia, nel 1940). Fino agli anni ‘50, la famiglia resta in ogni modo unita.
Totò ha sempre avuto il complesso del "figlio di nessuno", pur avendo sempre conosciuto le sue origini.
Aveva desiderio di essere di nobile discendenza. Diana Rogliani raccontava che lui stesso avrebbe inventato la nobiltà del padre Giuseppe De Curtis.
Il realtà, nel 1933, Antonio De Curtis fu adottato dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas, che gli concesse il suo nome, in cambio di un vitalizio.
Solo alla morte di questi avrebbe potuto fregiarsi dei titoli araldici tanto sospirati.
La "meta agognata" arriva però solo dopo una lunga battaglia giudiziaria e portata avanti con caparbia determinazione.

Nel 1945 il Tribunale di Napoli sentenzia che ha il diritto di potersi attribuire il nome della casata ed i titoli, perciò diventa:
Antonio Griffo Focas Flavio Angelo, Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, Altezza Imperiale, Conte Palatino, Cavaliere del Sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e Illiria, principe di Costantinopoli, di Cicilia, di Tessaglia, di Ponto, di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e d’Epiro, conte e duca di Drivasto e di Duraz.

La stagione teatrale tra il 1932/1933 vede Totò fondare una propria compagnia.
Per Totò sono gli anni d'oro dell'avanspettacolo. Il pubblico si diverte, impara ad amarlo. E’ apprezzato anche da critici e intellettuali più… restii.
Pure il cinema, in piena crescita, lo arruola: nel 1937 interpreta "Fermo con le mani!", al quale segue, due anni dopo, " Animali pazzi".
Nota dolente: questi film, contrariamente ai successi teatrali, non ottengono molti consensi. Solo nel 1947 con il lavoro "I due orfanelli", Totò s’impone anche nel cinema.

E’ l’inizio della seconda parte della sua vita d’attore, che lo porterà ad essere protagonista di centodue film, trascurando definitivamente il teatro.
Gli anni ’50, iniziati all'insegna del successo, dei premi (un Nastro d'Argento per "Guardie e ladri"), sono turbati da una "doppia pugnalata", così come lui definì gli eventi.
L’ex moglie Diana Rogliani si risposa, e la figlia Liliana si unisce a Gianni Buffardi (figliastro del regista Carlo Ludovico Bragaglia), che non gode della stima di Totò. Pur avendogli regalato due nipotini, a Totò non piaceva per niente il Buffardi, tanto che non fu presente neppure al matrimonio, pur avendo firmato il consenso per la figlia Liliana, minorenne. (Carlo Ludovico fu anche produttore d’alcuni suoi film). Non sbaglia nel suo giudizio: il matrimonio con Liliana durerà poco.
Dopo ogni pianto c’è un sorriso, ed a lenire le ferite giunge un momento felice. Infatti, nel 1952, Totò conosce e s’innamora di Franca Faldini, anche lei giovanissima (ha 21 anni).
Si fidanzano ma non si sposano, saranno inseparabili.

Il 14 aprile 1967, la lavorazione del film "Capriccio all’italiana" che lo vedeva protagonista di due episodi, fu interrotta per i primi sintomi di malore.
Nella sua casa romana, il 15 aprile 1967, intorno alle tre e mezzo del mattino, l'ora in cui abitualmente si ritirava per dormire, l’ultimo sipario cala, questa volta concludendo non la solita rivista, ma il grande spettacolo della sua vita. Nel giro di sette ore, un susseguirsi di attacchi cardiaci lo stronca.
Il primo era sopravvenuto proprio quando, ricevuto l'esito negativo dell'elettrocardiogramma, effettuato un paio di giorni prima in seguito a un malore, gioiva per lo scampato pericolo. Il cuore, proprio quel cuore, croce emotiva e delizia di salute di tutta la sua vita, gli aveva giocato un tiro mancino ed irreversibile. Un tradimento vigliacco. Ad ogni check-up semestrale i medici glielo decantavano, definendolo un muscolo da atleta, eccezionale, perfetto! Un tradimento dal suo cuore, Totò non lo avrebbe mai messo in conto!
Forse hanno contribuito le tante sigarette, i molti caffè quotidiani lo stress, alcuni dispiaceri…chissà. Se fosse sopravvissuto sarebbe rimasto paralizzato, muto e totalmente cieco (parzialmente già lo era).

Totò era credente, anche se non osservante… un po’ come tutti noi.
Era convinto senza remore dell’esistenza dell’artefice del creato, e su di lui non ammetteva lazzi o linguaggi irriguardosi. Non credeva nell’aldilà come prospettato già dai primi insegnamenti religiosi, ma affermava che l'inferno ed il paradiso sono in realtà compresi in questo nostro mondo, e non nell’altro invisibile, da dove nessuno è mai tornato per poterlo descrivere.

Alle 11,20 del 17 Aprile 1967 la salma è trasportata nella chiesa di Sant' Eugenio in Viale delle Belle Arti. Sulla bara, la bombetta con cui aveva esordito e un garofano rosso. La cerimonia è limitata ad una semplice benedizione, a causa delle difficoltà create dalle autorità religiose per il fatto che con la Faldini non era avvenuto mai il matrimonio.
Totò aveva sempre manifestato il desiderio di funerali semplici. Alle 16,30 la sua salma giunge a Napoli accolta, già all'uscita dell'autostrada e alla Basilica del Carmine, da una folla enorme, una marea di gente. Viene sepolto nella cappella De Curtis al Pianto, nel cimitero sulle alture di Napoli, in località Capodichino.

Edited by IL CARTERACCIO -The Original- - 31/10/2006, 21:14
 
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Titian Dredd vs ...
view post Posted on 20/8/2005, 13:22




Uè ciauz Carter...Sn venuta io...E' 1 bellissimo forum!!!
 
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IL CARTERACCIO -The Original-
view post Posted on 20/8/2005, 19:43




Grazie mille e benvenuta nel forum laugh.gif
 
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Titian Dredd vs ...
view post Posted on 20/8/2005, 20:03




Grazie Carter...The best
 
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STEVEN8415
view post Posted on 6/1/2006, 22:27




bel forum fratello carter! Great!
 
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Lincoln Hawks
view post Posted on 13/9/2006, 23:17




QUOTE (IL CARTERACCIO -The Original- @ 17/8/2005, 01:21)
Nel rione Sanità, a Napoli, al n. 109 di via Santa Maria Antesaecula nasce Antonio De Curtis.
E’ il 15 febbraio 1898.
La casa nativa di Antonio Clemente, poi De Curtis… Totò.

All'anagrafe viene registrato col cognome della madre, Anna Clemente, nubile.
Il padre naturale era Giuseppe De Curtis, figlio di un nobile decaduto, un marchese che non aveva mai gradito, e per questo si era sempre opposto, a ché Giuseppe (senza lavoro e da lui dipendente) convogliasse a nozze con Anna, la bella popolana.

Totò "cresce nella strada", tra i vicoletti scoscesi di Napoli, di gran lungo preferiti ai banchi di scuola, ed era già conosciuto col nome che poi divenne quello d’arte.
Terminato il ciclo delle elementari, è "chiuso" in un collegio. È qui che un insegnante, boxando scherzosamente con lui gli procura la deviazione del setto nasale. La parentesi del collegio, voluto dalla madre perché si allontanasse dalle distrazioni, non produce frutti maturi… senza neppure aver conseguito la licenza ginnasiale, Totò si dedica a piccoli lavori, e intanto si avvicina al mondo del teatro… come semplice spettatore, ma tanto basta per essere affascinato da quell’arte, in particolare da alcuni personaggi comici, che si cimenta ad imitare.

Verso la fine del 1913, il suo debutto, che avviene in uno dei piccoli teatri di Napoli.
Il nome d’arte che sceglie è il suo cognome un po’ "storpiato": Clerment.
1915, è la prima guerra mondiale, e Totò parte volontario, destinazione il Reggimento di Fanteria di Livorno.
La paura però è forte, e per rendersi utile in ogni modo, senza dover mostrare il panico, finge un malessere alle coronarie. E’ allora stanziato nelle retrovie, per compiti meno pericolosi e gravosi.
E’ proprio durante il servizio militare che Totò, per le vessazioni ricevute da un superiore, partorisce la famosa frase "Siamo uomini, o caporali?".

Al termine della guerra torna al teatro. Il gruppo d’amici che più frequenta vede le presenze di Cesare Bixio, e dei fratelli Eduardo e Peppino De Filippo.
Totò percorre questa strada con impegno e passione, acquisendo una buona notorietà.
Nel 1928 Totò (Antonio Clemente), diventa Antonio De Curtis.
Il marchesino Giuseppe, suo padre, aveva intrapreso l’attività d’agente teatrale, e quindi si era reso economicamente indipendente dalla famiglia. Si riavvicinò quindi ad Anna, e nel 1921, alla morte del marchese padre, la sposò.
Qualche anno dopo riconobbe in Totò il figlio naturale, che assunse quindi il suo cognome divenendo, appunto, Antonio De Curtis (1928).

Anna Clemente, Giuseppe De Curtis e Antonio figlio, scelgono di trasferirsi a Roma, dove la vita di Totò vede una modifica radicale e determinante.
Tra i vari teatri romani che frequenta, lo Jovinelli porta anche a lui gran fortuna.
Diventa un attore di primo piano, e le tournée si susseguono una dietro l’altra senza sosta. Quasi tutti i palcoscenici dei teatri Italiani vedono Totò come protagonista.
Gli anni delle tasche al verde sono finalmente un ricordo. Il suo personaggio è ormai consolidato: la marionetta disarticolata, con la bombetta, col tight fuori misura, con le scarpe basse e calze colorate… figure che conserverà per tutta la vita.

A Totò piacciono molto le donne, che per lui stravedono. Il divano in camerino non manca mai! Per gli ospiti… anzi, per le ospiti è "d’uopo", fino a quando, il 3 marzo 1930, una bella donna, Liliana Castagnola, famosa cantante di café-chantant dal malinconico e tragico destino, entra nella sua vita.
Una maliarda, ma che di lui s’innamora follemente, tanto che la notte del 3 dicembre del 1931, al rifiuto di Totò di fare compagnia insieme, convinta che volesse abbandonarla, si uccideva ingerendo una quantità di barbiturici.
Pur senza colpa volontaria, ma colto da rimorsi, Totò dispone che Liliana sia sepolta nella tomba di famiglia dei De Curtis.
Qualche anno dopo, per onorarne la memoria, decide di imporre il nome di lei a sua figlia, Liliana De Curtis, nata nel 1933 da Diana Bandini Lucchesi Rogliani, che aveva conosciuto Totò quando era in tournée a Firenze. Lei, appena sedicenne, se ne innamorò, e pur di seguirlo fuggì da casa. Fu una relazione felice, e tre anni dopo, nel 1935, si sposarono.

La gelosia però è in agguato, e le vicissitudini portano Totò a chiedere l'annullamento del matrimonio (in Ungheria, ratificato poi in Italia, nel 1940). Fino agli anni ‘50, la famiglia resta in ogni modo unita.
Totò ha sempre avuto il complesso del "figlio di nessuno", pur avendo sempre conosciuto le sue origini.
Aveva desiderio di essere di nobile discendenza. Diana Rogliani raccontava che lui stesso avrebbe inventato la nobiltà del padre Giuseppe De Curtis.
Il realtà, nel 1933, Antonio De Curtis fu adottato dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas, che gli concesse il suo nome, in cambio di un vitalizio.
Solo alla morte di questi avrebbe potuto fregiarsi dei titoli araldici tanto sospirati.
La "meta agognata" arriva però solo dopo una lunga battaglia giudiziaria e portata avanti con caparbia determinazione.

Nel 1945 il Tribunale di Napoli sentenzia che ha il diritto di potersi attribuire il nome della casata ed i titoli, perciò diventa:
Antonio Griffo Focas Flavio Angelo, Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, Altezza Imperiale, Conte Palatino, Cavaliere del Sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e Illiria, principe di Costantinopoli, di Cicilia, di Tessaglia, di Ponto, di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e d’Epiro, conte e duca di Drivasto e di Duraz.

La stagione teatrale tra il 1932/1933 vede Totò fondare una propria compagnia.
Per Totò sono gli anni d'oro dell'avanspettacolo. Il pubblico si diverte, impara ad amarlo. E’ apprezzato anche da critici e intellettuali più… restii.
Pure il cinema, in piena crescita, lo arruola: nel 1937 interpreta "Fermo con le mani!", al quale segue, due anni dopo, " Animali pazzi".
Nota dolente: questi film, contrariamente ai successi teatrali, non ottengono molti consensi. Solo nel 1947 con il lavoro "I due orfanelli", Totò s’impone anche nel cinema.

E’ l’inizio della seconda parte della sua vita d’attore, che lo porterà ad essere protagonista di centodue film, trascurando definitivamente il teatro.
Gli anni ’50, iniziati all'insegna del successo, dei premi (un Nastro d'Argento per "Guardie e ladri"), sono turbati da una "doppia pugnalata", così come lui definì gli eventi.
L’ex moglie Diana Rogliani si risposa, e la figlia Liliana si unisce a Gianni Buffardi (figliastro del regista Carlo Ludovico Bragaglia), che non gode della stima di Totò. Pur avendogli regalato due nipotini, a Totò non piaceva per niente il Buffardi, tanto che non fu presente neppure al matrimonio, pur avendo firmato il consenso per la figlia Liliana, minorenne. (Carlo Ludovico fu anche produttore d’alcuni suoi film). Non sbaglia nel suo giudizio: il matrimonio con Liliana durerà poco.
Dopo ogni pianto c’è un sorriso, ed a lenire le ferite giunge un momento felice. Infatti, nel 1952, Totò conosce e s’innamora di Franca Faldini, anche lei giovanissima (ha 21 anni).
Si fidanzano ma non si sposano, saranno inseparabili.

Il 14 aprile 1967, la lavorazione del film "Capriccio all’italiana" che lo vedeva protagonista di due episodi, fu interrotta per i primi sintomi di malore.
Nella sua casa romana, il 15 aprile 1967, intorno alle tre e mezzo del mattino, l'ora in cui abitualmente si ritirava per dormire, l’ultimo sipario cala, questa volta concludendo non la solita rivista, ma il grande spettacolo della sua vita. Nel giro di sette ore, un susseguirsi di attacchi cardiaci lo stronca.
Il primo era sopravvenuto proprio quando, ricevuto l'esito negativo dell'elettrocardiogramma, effettuato un paio di giorni prima in seguito a un malore, gioiva per lo scampato pericolo. Il cuore, proprio quel cuore, croce emotiva e delizia di salute di tutta la sua vita, gli aveva giocato un tiro mancino ed irreversibile. Un tradimento vigliacco. Ad ogni check-up semestrale i medici glielo decantavano, definendolo un muscolo da atleta, eccezionale, perfetto! Un tradimento dal suo cuore, Totò non lo avrebbe mai messo in conto!
Forse hanno contribuito le tante sigarette, i molti caffè quotidiani lo stress, alcuni dispiaceri…chissà. Se fosse sopravvissuto sarebbe rimasto paralizzato, muto e totalmente cieco (parzialmente già lo era).

Totò era credente, anche se non osservante… un po’ come tutti noi.
Era convinto senza remore dell’esistenza dell’artefice del creato, e su di lui non ammetteva lazzi o linguaggi irriguardosi. Non credeva nell’aldilà come prospettato già dai primi insegnamenti religiosi, ma affermava che l'inferno ed il paradiso sono in realtà compresi in questo nostro mondo, e non nell’altro invisibile, da dove nessuno è mai tornato per poterlo descrivere.

Alle 11,20 del 17 Aprile 1967 la salma è trasportata nella chiesa di Sant' Eugenio in Viale delle Belle Arti. Sulla bara, la bombetta con cui aveva esordito e un garofano rosso. La cerimonia è limitata ad una semplice benedizione, a causa delle difficoltà create dalle autorità religiose per il fatto che con la Faldini non era avvenuto mai il matrimonio.
Totò aveva sempre manifestato il desiderio di funerali semplici. Alle 16,30 la sua salma giunge a Napoli accolta, già all'uscita dell'autostrada e alla Basilica del Carmine, da una folla enorme, una marea di gente. Viene sepolto nella cappella De Curtis al Pianto, nel cimitero sulle alture di Napoli, in località Capodichino.

ho visto le immagini del funerale... :( mario castellani che piangeva....la folla enorme e la bombetta sulla bara... :( :cry:
grande toto' grazie per tutte le risate,fece battute che hanno fatto epoca,senza mai essere volgare,a differenza di quelli di oggi che nn fanno ridere nemmeno i polli.. :(
 
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IL CARTERACCIO -The Original-
view post Posted on 31/10/2006, 21:16




Parole sante!!!
Di Totò ce n'è uno....:tutti gli altri son nessuno!!!
 
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IL CARTERACCIO -The Original-
view post Posted on 8/2/2007, 22:39




La casa natia di Totò:

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IL CARTERACCIO -The Original-
view post Posted on 22/2/2007, 22:56




Per una semplice curiosità,lo scorso 15 Febbraio Totò avrebbe compiuto 109 anni!!
Mando al Principe, i miei sinceri auguri........"a prescindere"!!!!!
 
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IL CARTERACCIO -The Original-
view post Posted on 25/2/2007, 15:56




TOTO' NON CI VEDE

Nel '56 Totò e' ormai ricco e famoso e i suoi film,nonostante le critiche contradittorie, andavano a gonfie vele.Liliana sta sempre di piu' con il padre e casa De Curtis e' frequentata anche dai due nipotini.Ma Toto' non ha mai dimenticato il teatro e accetta la proposta del suo antico impresario, Remigio Paone, di recitare nuovamente.
La rivista, scritta da Nelli e Mangimi,si intitolò "A prescindere" ed aveva come prima donna la soubrette Yvonne Menard;il debutto al Sistina di Roma il primo di dicembre del 1956 e il pubblico era quello delle grandi occasioni.Pero' solo dopo qualche giorno la rivista decollo' anche perche' Totò,come suo solito,aveva provato pochissimo.


Dopo due mesi passati a Roma la rivista fece tappa a Milano e fu qui che Totò si ammalò gravemente:broncopolmonite di origine virale.Doveva curarsi e restare a letto per diversi giorni,ma si imbottì di antibiotici e dopo tre giorni ritornò in palcoscenico ma il fisico indebolito gli impedì di recitare.

Passata la malattia si andò a Genova,seconda tappa della tournè.Qui cominciarono i primi disturbi all'occhio destro.Totò che fin dal 1939 aveva subito una forte menomazione all'occhio sinistro,si vide perduto,si avvilì.A Firenze le condizioni dell'occhio peggiorarono,ma fu a Palermo che avvenne il dramma:si accorse di essere diventato praticamente cieco.
Fece ritorno alla sua Napoli,volle andare nella chiesa di Santa Lucia,poi proseguì per Roma.

Per mesi interi Totò rimase al buio ma grazie alle cure dei medici e allo spirito di abnegazione di Franca , verso la fine del'57 le cose migliorarono,e l'anno seguente pote' di nuovo ritornare al lavoro cinematografico.
Proteggeva però sempre gli occhi con un paio di lenti scure che toglieva pochi attimi prima di entrare nel set.

 
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IL CARTERACCIO -The Original-
view post Posted on 26/2/2007, 23:17




Ecco come i giornali del tempo riportarono la notizia dell'improvvisa cecità di Totò

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Nihal68
view post Posted on 27/2/2007, 13:41




Salve a tutti sono Nihal68 una nuova arrivata,
Il forum è stupendo , poi a una come me che adora TOTO', ho iniziato a vedere i suoi film, che ero piccola ,all'incirca avevo 4 anni ,insieme al mio papà , TOTO' ci ha regalato tanti momento bellissimi, spensierati e di risate, TOTO' è un mito ,non tramonterà mai!!!. e mi aggiungo anche io nel fare gli auguri di compleanno A TOTO' .
 
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IL CARTERACCIO -The Original-
view post Posted on 27/2/2007, 14:07




Averti qui è un piacere immenso!!
Spero tu possa trovarti bene.....
 
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Nihal68
view post Posted on 27/2/2007, 15:42




Sicuramente, grazie!!!. :lol:
 
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IL CARTERACCIO -The Original-
view post Posted on 27/2/2007, 15:48




Perfetto!! Ci conto!!!
 
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21 replies since 17/8/2005, 00:21   2398 views
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