Toto' e Carolina, 1953

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IL CARTERACCIO -The Original-
view post Posted on 1/2/2008, 22:32




L'agente Caccavallo arresta pe errore, durante una retata, una ragazza di paese, Carolina, che tra l'altro, aveva ingerito una dose di sonnifero. In questura sviene e viene affidata a Caccavallo per ricondurla al suo paese d'origine. Ma i parenti avendo appreso che Carolina è incinta non la vogliono. L'agente la riporta a Roma e poichè è vedovo con un figlio e la ragazza gli fa tanta pena, la tiene con sé.

Critica



E' uno dei film più censurati della storia del cinema italiano , nella versione che venne poi distribuita pare che fossero avvenuti 31 tagli e 23 battute modificate. Girato tra l'ottobre del '53 e il gennaio del '54 una volta montato venne presentato alla commissione di censura, pare che proprio il ministro degli Interni , Mario Scelba , si sentì scosso da tale pellicola. La commissione censoria ravvisa nel film oltraggio al pudore , alla morale , alla religione, alle forze armate e chiede decine di tagli. Non era ammissibile che un poliziotto decidesse di avanzare di grado solo per poter avere più soldi alla fine del mese, o che viva in una casupola; non era concepibile che i comunisti fossero dei bonaccioni e i preti troppo concilianti; che i primi cantino bandiera Rossa e aiutino il poliziotto a spingere la camionetta in avaria; non era ammissibile che un poliziotto giocasse al lotto: queste solo alcune delle "inammissibilita" decretate dalla commissione censoria che chiedeva altrettanti tagli. Tra le scene tagliate ,all'inizio del film , in occasione della retata a Villa Borghese si vedeva un agente che apriva la portiera di un auto ma scusandosi con l'occupante diceva: "Scusi Eccellenza"; altra scena censurata quella in cui Caccavallo incarica un vecchio di sorvegliare Carolina mentre lui e gli altri spingono la camionetta, il vecchio chiede alla ragazza se fosse comunista alla risposta positiva di lei la lascia andare al grido " Abbasso i padroni " nella versione censurata la frase diventa " Viva l'amore ". Alla fine il film esce mutilato nelle sale e solo nell'aprile del 1955, quasi un anno dopo .Degli iniziali 2595 metri di pellicola il film dopo i tagli si riduce a 2386 metri.
Nel 1999 grazie ad alcuni ritrovamenti in varie cineteche il film e' stato riproposto in una nuova versione restaurata e in parte reintegrata nelle parti mancanti. Da rilevare che questo e' uno dei pochissimi film in cui Totò recita senza spalla.
Scriveva Franco Berruti . " [..] Non conosciamo l'edizione integrale e non ci arrischiamo a indovinare le battute censurate e i metri caduti sotto le forbici .[..]Totò e Carolina è una somma di reminiscenze [..]; che Totò non rinuncia ad essere Totò , e che le forze di polizia non subiscono il minimo sgraffio al loro prestigio [..] ".
E Angelo Solmi : " [..] Totò e Carolina è una farsa piuttosto pesante e grossolana , con lazzi di dubbio gusto e luoghi comuni molte volte sentiti e ripetuti [..] ".

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Note:1953 di Mario Monicelli. (bloccato dalla censura e edito solo nel 1955) soggetto: Ennio Flaiano; sceneggiatura: Flaiano, Monicelli, Rodolfo Sònego; interpreti: Totò (Antonio Caccavallo), Anna Maria Ferrero, Arnoldo Foà, Maurizio Arena, Tina Pica, Gianni Cavalieri, Castellani, Fanny Landini; produzione: Rosa Film.
 
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IL CARTERACCIO -The Original-
view post Posted on 20/2/2008, 21:11




"Totò e Carolina in dvd "



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E' finalmente in vendita la versione integrale del film.
Nel dvd si legge :
" La versione del film Totò e Carolina contenuta nella presente copia corrisponde al montato originale di Mario Monicelli prima di esere censurato.E' stata ricostruita da Aurelio De Laurentiis in collaborazione con la Cineteca Nazionale e CIneteca di Bologna"

E' uno dei film più censurati della storia del cinema italiano , nella versione che venne poi distribuita pare che fossero avvenuti 31 tagli e 23 battute modificate . Girato tra l'ottobre del '53 e il gennaio del '54 una volta montato venne presentato alla commissione di censura , pare che proprio il ministro degli Interni , Mario Scelba , si sentì scosso da tale pellicola . La commissione censoria ravvisa nel film oltraggio al pudore , alla morale , alla religione , alle forze armate e chiede decine di tagli . Non era ammissibile che un poliziotto decidesse di avanzare di grado solo per poter avere più soldi alla fine del mese , o che viva in una casupola ; non era concepibile che i comunisti fossero dei bonaccioni e i preti troppo concilianti ; che i primi cantino bandiera Rossa e aiutino il poliziotto a spingere la camionetta in avaria ; non era ammissibile che un poliziotto giocasse al lotto : queste solo alcune delle "inammissibilita " decretate dalla commissione censoria che chiedeva altrettanti tagli . Tra le scene tagliate ,all'inizio del film , in occasione della retata a Villa Borghese si vedeva un agente che apriva la portiera di un auto ma scusandosi con l'occupante diceva : " Scusate Eccellenza " ; altra scena censurata quella in cui Caccavallo incarica un vecchio di sorvegliare Carolina mentre lui e gli altri spingono la camionetta , il vecchio chiede alla ragazza cosa abbia fatto e alla risposta di lei "Ho menato al padrone" la lascia andare al grido "Viva la liberta'. Abbasso i padroni, sempre! " nella versione censurata la frase diventa " Viva l'amore " . Alla fine il film esce mutilato nelle sale e solo nell'aprile del 1955 , quasi un anno dopo .Degli iniziali 2595 metri di pellicola il film dopo i tagli si riduce a 2386 metri.
Ecco quanto si legge dopo i titoli di testa all'inizio del film:
"Il personaggio interpretato da Totò in questo film appartiene al mondo della pura fantasia. Il fatto stesso che la vicenda e' vissuta da Totò trasporta tutto in un mondo e sun un piano particolare. Gli eventi riflessi nella realtà non hanno riferimenti precisi, e sono sempre riscattati da quel clima dell'irreale che non intacca minimamente la riconoscenza ed il ripsetto che ogni cittadino deve alle forze della polizia"
Nel 1999 grazie ad alcuni ritrovamenti in varie cineteche il film e' stato riproposto in una nuova versione restaurata e in parte reintegrata nelle parti mancanti. Da rilevare che questo e' uno dei pochissimi film in cui Totò recita senza spalla .

"Totò e Carolina" su Novelle film del 19 marzo 1955


Si ringrazia: www.antoniodecurtis.com
 
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IL CARTERACCIO -The Original-
view post Posted on 24/3/2008, 14:08




Altro articolo.

Totò e Carolina (1955)
L’Appia e la Nettunense, Frattocchie e l’Abbazia dei Frati Trappisti, Cecchina e la Parrocchia San Filippo Neri nel più censurato dei film di Totò


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Totò è l'agente di polizia Antonio Caccavallo. Durante una retata a Villa Borghese arresta erroneamente Carolina (Anna Maria Ferrero), scambiandola per una prostituta. La giovane, che è fuggita dal paese natio, ha tentato il suicidio ingerendo barbiturici e Caccavallo viene incaricato di sorvegliarla e ricondurla al paese d'origine. Durante il viaggio l'agente ha modo di approfondire la conoscenza della ragazza e scoprire le motivazioni che si nascondono dietro il disperato gesto: Carolina è una povera orfana che il fidanzato ha sedotto e abbandonato con un figlio in grembo. Tra tentativi di fughe e vicissitudini varie, Caccavallo proverà a "sbarazzarsi" di lei..., ma non sarà facile.
Diretto da Mario Monicelli alla prima regia solista, Totò e Carolina è stato uno dei film più bersagliati dalla censura nella storia del cinema italiano. Accusato di vilipendio alla religione, di offesa alla morale, al buon costume e alla pubblica decenza, al decoro e al prestigio dei funzionari e degli agenti di forza pubblica, fu bloccato per quasi due anni. Le accuse mosse sembrano oggi assolutamente sproporzionate ma, nel clima bigotto e conformista dell'Italia dell'epoca, accentuato dalla violenta campagna moralizzatrice seguita allo scandalo Montesi, uno dei più clamorosi casi di cronaca nera del dopoguerra, un film che raccontava di un poliziotto maldestro, di una "ragazza madre" aspirante suicida (la figura di Carolina poteva peraltro richiamare vagamente la bella Wilma Montesi, ritrovata cadavere sul lido di Ostia), di un parroco pavido e insensibile e di compagni comunisti che alla fine sono i soli a dare una mano all'agente e alla ragazza, era considerato troppo estremista e sovversivo.
Realizzato tra l'ottobre del 1953 e il gennaio del 1954 tra Viterbo, Roma e provincia (in particolare Fiano Romano e Monterotondo), il film conta diverse sequenze girate anche ai Castelli Romani. Alcune scene di campagna, con Totò e Carolina a bordo della Jeep d'ordinanza, furono riprese sull'Appia Nuova e sulla Nettunense. Riconosciamo infatti il tratto dell'Appia in località Frattocchie e l'Abbazia dei Frati Trappisti davanti alla quale sfreccia la Jeep. Quando Totò ferma l'auto per chiedere informazioni ad un passante è chiaramente visibile alle sue spalle il cancello d'ingresso del convento. Durante il viaggio Totò e Carolina percorrono anche la Nettunense, passando da Cecchina. La jeep si ferma davanti al bivio tra la Nettunense e via Italia, proprio davanti alla Parrocchia San Filippo Neri, di cui si intravede la facciata. Nel controcampo riconosciamo invece la via Nettunense verso il centro di Cecchina, con i piccoli negozietti di quegli anni.
Il film esce nelle sale solo nella primavera del 1955 profondamente mutilato rispetto alla versione originaria. La produzione è costretta anche a mettere, subito dopo i titoli di testa, un'epigrafe che ribadisce come il film e il personaggio di Totò appartengano al mondo della fantasia e come gli eventi narrati non abbiano in alcun modo riferimenti alla realtà e tanto meno intacchino il rispetto per le forze dell'ordine. Nonostante i tagli (sembra 38, per un totale di una ventina di minuti) e le svariate modifiche nei dialoghi che rendono poco chiari alcuni snodi della trama, il film funziona ed è ricco di argute annotazioni sociali e di costume. È anche una delle prime e delle poche pellicole interpretate da Totò in cui la vena comica, che pure non manca (su tutte ricordiamo la battuta di Totò che, mentre sorpassa un camion carico di comunisti e bandiere rosse che viaggia al centro della carreggiata, grida: «Buttatevi a destra!»), si mescola a momenti drammatici e malinconici che finiscono per essere predominanti. Forse ancor più che in Guardie e ladri (1951), qui la maschera di Totò si umanizza, si svincola dalla comicità assurda e surreale che aveva caratterizzato i film precedenti, agganciandosi alla realtà e diventando personaggio a tutto tondo.
Alla Festa del Cinema di Roma il 23 ottobre scorso è stata presentata in anteprima assoluta la versione originale del film, con il recupero di decine di tagli di censura. Grazie alla FilmAuro il "director's cut" di Totò e Carolina, e' finalmente disponibile in dvd dal 14 Febbraio 2008.
 
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IL CARTERACCIO -The Original-
view post Posted on 9/4/2008, 22:08




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Può sembrare un paradosso, eppure uno dei film più censurati della storia del cinema italiano è una commedia di Monicelli. Protagonista, Totò.
Può sembrare un paradosso, ma non lo è, dal momento che Totò e Carolina portava sul grande schermo l’Italia degli anni ‘50, la spogliava dei suoi paludosi sipari di retorica e la raccontava con il più diretto, il più potente dei linguaggi: quello del sorriso.Mezzo secolo dopo, la trama del film non può non apparirci assolutamente innocua. Durante una retata a Villa Borghese, l’agente Caccavallo Antonio arresta per errore Carolina, una ragazza madre che ha appena tentato il suicidio. Per tenere buona la stampa, e non certo per spirito umanitario, il commissario incarica Caccavallo di riaccompagnarla al paesino natio e di scaricarla davanti alla prima porta aperta: “tanto qualche fesso si trova sempre”. Ma sulla strada per Poggio Falcone, il brigadiere (inizialmente preoccupato solo della sua promozione) e la ragazza (inizialmente preoccupata solo dei suoi continui tentativi di suicidio) incontreranno una brigata di comunisti con tanto di cori e bandiere, un prete pavido e irresponsabile, parenti borghesi quanto mai ambigui e ostili, un ladruncolo pigro e bugiardo. Sulla strada per Poggio Falcone, il brigadiere e la ragazza si incontreranno…


Nel 1955, lo stesso Mario Scelba (allora Ministro degli Interni) si dichiarò scosso e profondamente turbato da questo film. La commissione censoria accusò la pellicola di oltraggio al pudore, alla morale, alla religione, alle forze armate e impose decine di tagli. Vediamo perché.

Carolina
Dialogo fra il vecchio padre del brigadiere e Carolina.
“- Ma perché ti vuoi ammazzare?
- Perché so’ na disgraziata!
- E capirai! Che non sono disgraziato, io? Eppure sono arrivato a settant’anni!
- E che c’entra….lei mica è ‘na donna!
- Bè questo è vero…”
In primo luogo, non era ammissibile che la protagonista di un film fosse una ragazza madre con manie suicide e una non troppo velata coscienza femminista. Non era ammissibile che nell’Italia della ricostruzione l’eroina della storia si chiedesse fra le lacrime: “Ma che ce sto a fa’ io al mondo?”. Carolina è una figura umile, caratterizzata in modo essenziale, delicato ed efficace dalla sceneggiatura come dall’interpretazione di Anna Maria Ferrero. Quando si pettina i capelli sulla jeep del brigadiere, quando balla con un giovanotto incontrato in trattoria, sembra una ragazza qualunque, una recluta anonima nell’esercito infinito delle piccole cameriere di provincia che affollavano la capitale negli anni ’50. Ma nel suo sorriso c’è una malinconia straziante: pur essendo il personaggio chiave di un film comico Carolina non fa certo ridere. Estranea a tutti i canoni femminili dell’epoca, è completamente sola, e da sola cerca e rinuncia alla sua felicità. Ma soprattutto, Carolina è povera. E per i poveri, anche la morte è un lusso. Un lusso che non possono permettersi.

Antonio Caccavallo
La versione di Totò e Carolina che uscì nelle sale italiane nel 1955 (un anno dopo l’inizio delle operazioni di censura) presentava 31 tagli (per un totale di 209 metri di pellicola in meno) e 23 battute modificate. Ma non era ancora sufficiente per garantire la legittimità del film: subito dopo i titoli di testa venne inserito questo breve messaggio per gli spettatori.
“Il personaggio interpretato da Totò in questo film appartiene al mondo della pura fantasia. Il fatto stesso che la vicenda sia vissuta da Totò trasporta tutto in un mondo e su un piano particolare. Gli eventi riflessi nella realtà non hanno riferimenti precisi, e sono sempre riscattati da quel clima dell’irreale che non intacca minimamente la riconoscenza ed il rispetto che ogni cittadino deve alle forze della polizia”.
Antonio Caccavallo è un agente di polizia ma vive in una casupola fatiscente all’estrema periferia di Roma.
Antonio Caccavallo è un agente di polizia ma gioca al lotto.
Antonio Caccavallo è un agente di polizia ma non fa che lamentarsi dello stipendio, delle spese, di quelle insormontabili difficoltà economiche che regolano la sua vita quotidiana: l’unico motivo per cui vuole (a tutti i costi) ottenere una promozione sono 9 mila lire al mese in più (e questo nel 1955 era passibilissimo di censura!).
Antonio Caccavallo è un agente di polizia ma all’occorrenza non si fa scrupolo di chiedere una mano ai comunisti e di collaborare con loro (nella sequenza in cui Carolina fugge per la campagna, i compagni prendono in mano la situazione e organizzano l’inseguimento: quando uno di loro sale sulla sua jeep e lo invita a sbrigarsi, il brigadiere risponde con entusiasmo: “Agli ordini!”….).


Antonio Caccavallo è un agente di polizia ma ha la coscienza, la praticità, l’energia, la disperata e appassionata voglia di vivere, di un proletario. Le sue aspirazioni borghesi e militaristiche sono, non a caso, la parte più divertente e grottesca di un personaggio che fa sfoggio della sua divisa e della sua modesta autorità (esercitata con risultati ovviamente disastrosi), ma non ha i soldi per comprare un paio di calzini al figlio.
Nell’ultima scena, l’unica in cui non porta l’uniforme, parla a Carolina come un padre, e non come un poliziotto, da disperato a disperata. La distanza fra due personaggi è annullata, sono due poveracci che condividono la stessa morale, la stessa incorruttibile resistenza alle piccole e grandi frustrazioni di tutti i giorni, che lottano per un’esistenza dignitosa, per un pizzico di felicità in un mondo di ingiustizie tanto grandi quanto ignorate. L’unica autorità che Caccavallo Antonio può imporre alla ragazza, è la protezione e l’affetto della sua esperienza di vita, o meglio, di sopravvivenza.
Alla sua quarantunesima interpretazione, Totò monopolizza la scena senza alcuna spalla comica di sostegno (cosa piuttosto insolita e alquanto rara nella sua carriera), smussando i lineamenti ipertrofici ed esuberanti della sua maschera per dare vita a un personaggio quanto mai spassoso, ma anche autenticamente malinconico. Un personaggio che ribaltava completamente l’ideale codificato dell’agente di polizia, tanto da risultare offensivo. Eppure il brigadiere Caccavallo farà tutto il suo dovere. E molto, molto di più.

L’Italia
Borghesi bigotti e ottusi. Commissari di polizia cinici e corrotti. Don Abbondi arroccati nelle parrocchie di provincia. L’Italia sfila in un corteo di ipocrisie fatiscenti, dove fantocci senza coscienza si scambiano riverenze, favori e sgambetti. E il lait motive di questo carnevale di vergogne è la povertà: tutti, dalle prostitute agli ufficiali giudiziari, dai contadini agli avvocati, si affannano intorno al denaro. Essere poveri significa corteggiare un insopportabile superiore, significa essere sbagliati e bugiardi anche quando si dice la verità. Significa districare con le proprie mani le doppiezze del mondo.
L’Italia è un paese povero, in molti sensi: questo sembra dirci il film di Monicelli, magistralmente in equilibrio fra i toni cupi e oppressivi di una silenziosa denuncia e le irresistibili trovate comiche di Totò.
L’Italia è un paese in cui morire di fame è ancora una cosa da niente.

Nel 1999, grazie ad alcuni ritrovamenti d’archivio, è iniziato il restauro del film. Totò e Carolina è stato presentato dallo stesso Monicelli alla Festa del Cinema di Roma (Ottobre 2007) nella versione integrale (con montaggio e sonoro originali) ricostruita e restituita al pubblico cinquantacinque anni dopo la fine delle riprese.
Da metà Febbraio è disponibile la versione in dvd di questo piccolo grande capolavoro, testimone calpestato e sincero del nostro cinema. E della nostra storia.
 
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