Ecco le trame degli episodi della serie TUTTO TOTO'.IL LATITANTE
E' uno special televisivo ispirato al soggetto di un film mai realizzato, "Le belve", scritto nel ' 64 da Bruno Corbucci e Gianni Grimaldi. Gennaro La Pezza, di professione ladro, torna in libertà dopo un periodo di detenzione e ricomincia subito a truffare il prossimo. Le sue vittime non si contano, ma Totò è così divertente che il pubblico parteggia per il ladro. Non sempre, almeno nel campo dello spettacolo, l'onestà paga. Il latitante fu trasmesso per la prima volta il 4 maggio 1967 sul Programma Nazionale alle 21 e replicato il 30 giugno 1978 alle 20.40IL TUTTOFARE
E' uno degli special televisivi girati da Totò nel 1967, andato in onda su quello che allora si chiamava Programma nazionale il 10 maggio 1967, alle ore 21. Al soggetto e alla sceneggiatura di Sergio Corbucci e Michele Galdieri collaborò anche il comico, riproponendo lo sketch de "Il parrucchiere per signora" tratto dalla rivista "Badi che ti mangio" di Michele Galdieri. L'ascolto fu di 16 milioni di ascoltatori.IL GRANDE MAESTRO
Il soggetto a cui Totò collaborò con Bruno Corbucci, racconta le peripezie di un maestro di musica, Stonatelli di nome e di fatto, che cerca di affermarsi nell'ambiente artistico, col problema di sbarcare il lunario. Ma la vocazione è più forte della fame e la musica, anzi...la moseca è una cosa meravigliosa. La storia è ispirata alla celebre farsa napoletana "La camera affittata a tre" e ha per finale la marcia dei bersaglieri con cui Totò chiudeva le sue riviste. Il grande maestro fu trasmesso in televisione sul Programma Nazionale il 13 maggio 1967 alle 21 con un ascolto di 17,2 milioni di telespettatori.DON GIOVANNINO
Viene riproposto lo sketch del manichino tratto dalla rivista "C'era una volta il mondo" di Galdieri.TOTO' CIAK
Si tratta di uno special televisivo dedicato al cinema che fa la parodia ai film western e a quelli di spionaggio, in voga in quegli anni. Trasmesso dal Programma Nazionale l'8 giugno 1967 alle ore 21, polarizzò l'attenzione di 13 milioni di utenti.LA SCOMMESSA
L'episodio e' tratto da una farsa originale dello stesso Totò. Il programma fu trasmesso dal Programma Nazionale il 25 maggio del 1967 alle ore 21.TOTO' A NAPOLI
Totò legge alcune sue poesie dedicate a Napoli e interpreta il personaggio di una guida non autorizzata alle prese con un gruppo di turisti. Il programma fu trasmesso dal Programma Nazionale il 13 giugno 1967.PREMIO NOBEL
E' la storia di un fantasioso inventore depositario di brevetti improbabili come quello delle campane "sbatocchiate" e altre amenità del genere. Nel film è riproposto il famoso sketch de "Il vagone letto" con Mario Castellani, la più famosa spalla di Totò, e Sandra Milo, nel personaggio della bella guepière che induce in tentazione i due ingenui viaggiatori. Premio Nobel fu trasmesso dalla televisione il 6 luglio del ' 67 dal Programma Nazionale.TOTO' YE YE
Special televisivo cui partecipano vari cantanti in cui Totò fa la parodia dei "capelloni" e riprende con M.Castellani il numero del contrabbasso. Il programma fu annunciato per il 29 giugno del ' 67 ma non fu mai andato in onda.Prefazione
Totò non amava molto la televisione. Era convinto che fosse un mezzo che divorasse gli attori fino a bruciarli e perciò preferiva considerarsene un fruitore piuttosto che un interprete. Nonostante la sua idea però, si lasciò convincere nel 1958 a partecipare a Il Musichiere di Mario Riva. L'incontro con il presentatore con il quale aveva già lavorato nel passato in numerose riviste fu molto affettuoso, ma durante la trasmissione l'attore si lasciò scappare un "Viva Lauro", l'allora sindaco di Napoli. La frase lascio interdetto lo stesso Riva che esclamo "...ma Toto.."; e lui di rimando: "A me piace Lauro...". I dirigenti democristiani della Rai mal tollerarono che un personaggio così popolare inneggiasse al capo del partito monarchico e per molti tempo il Principe non venne più chiamato in televisione. Passarono molti anni fino a quando, nel 1966, riapparve sul piccolo schermo in una trasmissione televisiva molto seguita Studio Uno, in cui duettò lungamente con Mina che alla fine cantò una canzone scritta dallo stesso Totò.
Il successo di quell'apparizione fu tale che i dirigenti Rai si convinsero a progettare una serie televisiva incentrata sull'attore che raccogliesse il meglio del suo repertorio teatrale e dei suoi sketch. Della messa a punto dei copioni si occupò Bruno Corbucci, mentre la regia venne affidata a Daniele D'Anza. La serie rappresento il testamento spirituale dell’attore. Le dieci puntate previste, infatti, dovettero essere ridotte a nove per la sopraggiunta morte del protagonista.
Così il regista ricorda quell'esperienza: "Il ricordo che ho di Totò è un ricordo più umano che professionale, perché per l'amicizia particolare che si era creata tra di noi, per il suo carattere enormemente dolce, enormemente generoso - aveva la gentilezza e la squisitezza di modi un po' perduti, un po' scomparsi - soprattutto per questo motivo ho fatto questa antologia dei suoi sketches vecchi e nuovi che personalmente, come regista, non mi interessavano molto, doveva essere più che altro un omaggio. Totò stava già piuttosto male, poteva lavorare poco, solo quattro ore al pomeriggio, ci metteva tantissimo per doppiare, perché vedeva pochissimo, vedeva solo frammenti sullo schermo. Mi sembrava doveroso cercare di lasciare uno specie di album fotografico di lui, non è stata una regia nel vero senso della parola. Egoisticamente mi dispiace di non aver avuto invece l'occasione di lavorare con l'autentico Totò".
Le riprese durarono poco più di tre mesi. Fu un'impresa assai faticosa sulla quale lo stesso Totò non nascose delle forti perplessità. Lui stesso, infatti, non era convinto dell'efficacia di quelle vecchie scenette: "Che dici faranno ancora ridere, oggi queste battute di tanti anni fa?" chiedeva insistentemente alla sua fedele spalla Mario Castellani. In realtà, temeva di essere nuovamente al centro di una mediocre speculazione commerciale che avrebbe finito per svilire la sua arte. Di questo ne parlò più volte con lo stesso D'Anza: "Il fatto è che io, arrivato a questo punto della mia carriera, piuttosto che in televisione avrei preferito lavorare nel teatro di prosa. Proprio qualche settimana fa, Giuseppe Patroni Griffi mi aveva proposto di esordire in "Napoli notte e giorno" di Raffaele Viviani; ho dovuto rifiutare perché i personaggi di Viviani, umili e dimessi, non sono adatti alla mia comicità aggressiva, che peccato!"
Ad ogni modo, si adoperò con scrupolo e professionalità affinché tutto andasse per il meglio. Daniele D'Anza in occasione del lancio dei telefilm, scrisse:"Se ora tento di riassumere in una immagine sola l'esperienza di tre mesi che ho passato accanto a Totò, suo ultimo regista e suo primo regista televisivo, ritrovo, si, quel segno aggressivo della sua mimica scattante anche sull'orlo dei settanta, ritrovo la prodigiosa marionetta che continuava ad essere anche dopo lustri di palcoscenico e cento film. Ma lo ritrovo marionetta anche in questo, nella carica che dava esattamente per il tempo previsto per la scena, e poi nel suo istantaneo afflosciarsi o irrigidirsi appena la scena era finita, nel suo meticoloso uscire dal personaggio teatrale per rientrare di colpo nel principe De Curtis".
Proprio al suo ultimo regista aveva regalato in un gesto di affetto una moneta d'oro da lui appositamente coniata che da un lato recava la scritta in hoc signo vinces, mentre sul rovescio riportava il suo profilo, quello migliore, dove l'asimmetria del volto si percepiva appena. Assieme ad essa un certificato di autenticità. Era il suo ultimo regalo, il suo modo di dire grazie. Principe fino all'ultimo istante della sua vita.